

Esiste una struttura situata a Vilejka, nei boschi della Bielorussia sulle rive di un lago, che ospita ogni mese bambini colpiti dalle radiazioni nucleari.
Il Centro Nadjeida, in italiano "Speranza", è sorto in Bielorussia in un’area precedentemente analizzata e risultata priva di radionuclidi e contaminazione radioattiva.
Questo centro è una struttura che ha permesso per tanti anni di ospitare a turnazione centinaia di bambini, i quali vengono alimentati con cibo non contaminato dalle radiazioni, visitati per quanto riguarda l’eventuale presenza di patologie in atto e nello stesso tempo fanno un soggiorno nel quale possono svolgere attività fisica, attività ricreative svolte all’interno di un’area particolarmente suggestiva dal punto di vista naturalistico.
I bambini che vengono ospitati riescono a perdere una quantità significativa, circa il 60%, dei radionuclidi che hanno nell’organismo e nello stesso tempo vengono visitati per altre eventuali patologie che possono essere presenti.
L’azione di Legambiente e del Progetto Chernobyl per aiutare la popolazione di queste aree è radicata nel tempo attraverso il Progetto Rugiada che, da molti anni, mediante una forma di sostegno a distanza, aiuta la popolazione della Bielorussia lambita dal fallout radioattivo, ha dato vita ad una struttura chiamata Centro Speranza dove vengono accolti bambini che vivono nelle zone a rischio, con problemi sanitari, che possono passare un periodo di decontaminazione, socializzazione e fare controlli sanitari. Il centro offre sia un supporto di tipo medico sia pedagogico.
Oltre a momenti di svago e gioco i bambini accolti nel Centro sono monitorati dal punto di vista sanitario e quando vengono riscontrate loro patologie più gravi, tumori tiroidei in primis, vengono seguiti tutto l’anno.
Il “Progetto Rugiada” ha un grande significato perchè si rivolge a bambini che hanno un enorme bisogno di aiuto e che vivono in villaggi abbandonati, con un’elevatissima presenza di radioattività. Il Centro accoglie e monitora ogni anno centinaia di bambini.
Nonostante siano passati cosi tanti anni dall’incidente nucleare di Chernobyl, gli effetti delle radiazioni sono ancora oggi visibili soprattutto sui più piccoli”.
